BRUNO CIARI, TECNICHE VS METODOLOGIE

ESERCIZI DI PENSIERO/18

BRUNO CIARI, TECNICHE VS METODOLOGIE

 

Bruno Ciari differenzia, in modo netto, tecniche e metodologie, considerando le seconde troppo strutturate e predefinite schematicamente, mentre le prime sono caratterizzate da apertura e da flessibilità nella loro ideazione e applicazione.

Le tecniche possono essere vitali solo all’interno di una “comunità di ragazzi”. La critica verso la forma tradizionale del gruppo classe va nella direzione opposta al suo superamento. Si pone quindi in contrapposizione a molti modelli di scuola che hanno percorso tutto il secolo passato e che stanno tornando di moda in questi ultimi anni.

Il ruolo che le tecniche didattiche svolgono rappresenta l’idea-forza che attraversa e sorregge il nesso tra i valori/principi che orientano le scelte, l’azione didattica e le strutture operative con cui prende vita il fare scuola.

Ciari individua nel metodo (inteso come “procedimento articolato, definito, compiuto” che si mette in moto automaticamente quando l’insegnante varca la porta dell’aula) l’elemento pericoloso che porta con sé il rischio di lasciar fuori dalla classe l’esperienza di vita e con essa la vera personalità dei bambini e dello stesso insegnante.

Quello che stiamo vivendo è invece un tempo in cui fioriscono metodologie-chiavi-in-mano che trasformano le “tecniche” in meccanismi neutrali e avulsi sia verso i valori, sia verso la vitalità dell’esperienza. 

Al contrario proprio i valori e la vitalità dell’esperienza conoscitiva, che orientano e segnano la crescita dei bambini e degli adolescenti, hanno bisogno della mediazione culturale e tecnica dell'insegnante. È essenziale però che le tecniche non si rendano autorefenziali e compiute trasformandosi in metodi esaustivi; in questo caso l’insegnante che governa il fare scuola sarebbe portato a valutare la qualità del proprio lavoro in riferimenti alla perizia con cui ha attuato la metodologia adottata.

Il metodo diventa totalizzante, pone recinti, prevede formatori specializzati, a volte persino “autorizzati”. Assorbe sia il livello più alto del pensiero educativo (i principi e i valori) sia il suo livello operativo (le tecniche didattiche).

Attenzione però: «ciò non significa che lasceremo da parte, come cosa che non ci riguarda, e dinanzi a cui siamo “neutri”, le finalità e i valori che stanno a fondamento dell'opera educativa. Noi pensiamo di occuparci dei valori ideali, di cui tanta gente si riempie la bocca nei congressi e nei libri, proprio con il nostro impegno a elaborare le “tecniche”. (…) Esse non servono ai valori, ma sono i valori stessi in quanto si fanno azione e vita vissuta».

Nell’esperienza scolastica «si attuano una serie di valori umani che il fanciullo non possiede in sé e che può assimilare non per il fatto di adoperare un complessino tipografico, ma col realizzare un complesso di rapporti sociali che implicano una determinata concezione del mondo».

Ne risulta una scuola connotata attorno ad un’idea-forza che ha segnato l’innovazione virtuosa della nostra scuola nell’ultimo quarantennio del secolo scorso.

 

Domenico Chiesa 

(22 dicembre 2023)