COME SIAMO ARRIVATI QUI/2

“Per poter cambiare la scuola occorre per prima cosa un esercizio di pensiero” (Riccardo Massa)

ESERCIZI DI PENSIERO/3-2025

COME SIAMO ARRIVATI QUI/2

Dagli anni del secondo dopoguerra il rapporto tra scuola e mondo della produzione e del lavoro, tra scuola e resto del territorio è profondamente cambiato. 

“Una prima fase inizia con la ricostruzione economica e sociale del dopoguerra e arriva fino agli anni Settanta: sono anni di rapida crescita economica e sociale, di affermazione della scolarizzazione di massa, di forte mobilità sociale, di stretto legame tra scelte individuali e possibilità di accesso al mercato del lavoro. Sono gli anni delle conquiste, da parte del mondo del lavoro, di diritti che ne rafforzano le posizioni, direttamente, come con lo Statuto dei lavoratori, indirettamente, con norme che ampliano e consolidano il welfare, come l’istituzione del Servizio Sanitario Nazionale. Le conquiste sociali riguardano tutti i campi della vita democratica, compresa la scuola”[1].

Nel solco costituzionale della “scuola è aperta a tutti” si sono realizzate importanti conquiste: l’innalzamento dell’obbligo, la scuola materna statale fino ai nuovi orientamenti, il tempo pieno, le 150 ore, la normativa sull’integrazione, i Decreti delegati, alcune prove di riforma del secondo ciclo attraverso le maxi-sperimentazioni, i nuovi programmi della scuola media…

“Dagli anni Ottanta, fino alla recente crisi pandemica, il modello cambia:le recessioni economiche sono più gravi e frequenti, la ripresa è guidata dalle attività finanziarie che caratterizzano la seconda globalizzazione e tolgono risorse all’economia reale, il welfare viene ristrutturato e ridotto sotto il dominio della visione neoliberista imposta dalle istituzioni internazionali e dai governi (…)

Questo fenomeno investe anche la Scuola: di fronte ad una crisi che non offre più possibilità di lavoro e di miglioramento sociale per ampi strati della popolazione, invece di individuare la causa di ciò nella riorganizzazione industriale o nella nuova divisione internazionale del lavoro, se ne attribuisce la colpa alla Scuola, ritenuta incapace di aiutare i giovani a inserirsi nel mondo del lavoro.

Invece, sono proprio i cambiamenti nei rapporti di forza verificatisi nel mondo del lavoro che hanno determinato il progressivo ridimensionamento della Scuola, spesso mascherato da politiche fintamente innovatrici”[2].

(4 continua)

 

Domenico Chiesa

(17 gennaio 2025)

 

[1] Cidi Torino, La scuola e il lavoro, Impremix, Torino, 2023, pag. 7

[2] Ibidem pag. 7-8