I TEMPI/LUOGHI DEI BAMBINI E DEI RAGAZZI: LA FAMIGLIA

“Per poter cambiare la scuola occorre per prima cosa un esercizio di pensiero” (Riccardo Massa)

ESERCIZI DI PENSIERO/2025-9

I TEMPI/LUOGHI DI VITA DEI BAMBINI E DEI RAGAZZI: LA FAMIGLIA

 

Non si diventa grandi da soli, c’è sempre qualcuno (adulto o coetaneo) che, volente o nolente, ci educa ed è educato da noi: “Nessuno educa nessuno, nessuno si educa da solo, gli uomini si educano insieme, con la mediazione del mondo”. L’educazione è una pratica sociale di negoziazione tra soggetti.

Ci sono diversi tempi/luoghi di vita, distinti e congiunti, in cui si cresce.

Per definirli è bene non partire dagli adulti bensì dai bambini e dai ragazzi perché i bambini e i ragazzi non sono i destinatari dell’educazione, sono gli attori protagonisti dell’educazione.

Facendo riferimento ai bisogni e ai desideri dei bambini e dei ragazzi è possibile disegnare i profili degli adulti che li accompagnano nell’avventura del crescere.

Si può pensare che i tempi/luoghi che segnano la vita dei bambini e la loro crescita corrispondano al tempo/luogo della famiglia, della scuola, del sé sociale (dei bambini e dei ragazzi).

La famiglia

Nella famiglia i bambini e i ragazzi vivono le esperienze fondamentali della vita (mangiare, dormire, giocare…). È un ambiente accogliente, con persone con cui si ha confidenza e a cui ci si affida. Non ci sono obiettivi da raggiungere se non quello di condividere gli aspetti più privati e personali della quotidianità, di prendersi reciprocamente cura.

È tempo/luogo dell’intimità dei bambini, dei ragazzi e degli adulti con cui condividono la “casa”.

L’aggettivo che connota la “vera” famiglia non è “tradizionale” bensì quello che permette alle singolarità di essere riconosciute, rispettate e valorizzate, qualunque sia la forma in cui si realizza.

Come vivono e affrontano questo tempo/luogo i genitori? Quali relazioni, quali azioni di vicendevole aiuto costruiscono con gli altri adulti che partecipano all’educazione dei loro figli?

Un importante pista di ricerca e di azione è rappresentata da Metodologia Pedagogia dei Genitori[1] che per affrontare il problema cerca di colmare “dal punto di vista scientifico e operativo, uno spazio lasciato in ombra dall'attuale ricerca: i saperi della famiglia, le competenze e le conoscenze dei genitori e la loro presa in carico da parte delle altre agenzie educative: scuola, sanità, ente locale. Illustra come la famiglia può prendere coscienza del proprio sapere e come gli esperti che si occupano di rapporti umani possono utilizzare questo capitale sociale. La Metodologia Pedagogia dei Genitori propone la famiglia come risorsa e partner attivo: in ambito sanitario, per restaurare il patto educativo terapeutico fondato sulla fiducia; nella scuola, per riproporre l'alleanza tra adulti di riferimento, genitori e docenti; nell'ente locale, per un nuovo welfare riflessivo fondato sulla cittadinanza attiva dei genitori”.[2]

La genitorialità si forma nell’esercizio della relazione. Non è l’applicazione di teorie, ma è la costruzione della capacità di affrontare problemi contestuali, quotidiani, esperienziali; è un sapere che nasce dalla relazione, dall’unicità e irripetibilità della relazione. Paradossalmente è rafforzata dall’incompiutezza e dal fare i conti con la fragilità che segna ogni relazione rendendola umana.

Per i genitori porre a disposizione degli insegnanti e degli educatori la propria competenza significa mettere le basi per una forma di condivisione educativa non formale perché basata sulla consapevolezza che non si può essere autosufficienti, che il processo educativo necessita della valorizzazione e della interazione del protagonismo di tutti i soggetti del crescere (compresi i bambini). Senza confusione di compiti e senza scaricare responsabilità.

L’insegnante ha la cura della formazione culturale dei ragazzi perché i ragazzi capiscano il mondo. 

L’educatore garantisce la consapevolezza del sé dei bambini e dei ragazzi.

Il genitore è il riferimento stabile che tiene insieme i diversi tempi/luoghi di vita.

Su queste basi si può ri-costruire il rapporto tra scuola e famiglia consegnando al Patto di Corresponsabilità una valenza di sostanziale condivisione del progetto educativo: rispettare la distinzione dei compiti per accompagnare insieme la crescita, dalla tutela all’autonomia. (1 continua)

 

 

Domenico Chiesa 

(28 febbraio 2025)

 

[1]  Per approfondire: http://www.pedagogiadeigenitori.info/

[2] Augusta Moletto, Riziero Zucchi, La metodologia pedagogia dei genitori, Maggioli Editore, 2013