PROGRAMMI CHE SI ALLONTANO DAI PROGRAMMI
PROGRAMMI CHE SI ALLONTANO DAI PROGRAMMI
“Per poter cambiare la scuola occorre per prima cosa un esercizio di pensiero” (Riccardo Massa)
ESERCIZI DI PENSIERO/2025-12
PROGRAMMI CHE SI ALLONTANO DAI PROGRAMMI
«Le nuove Indicazioni [2012] confermano la validità dell’impianto educativo e culturale della scuola di base italiana che si è venuto consolidando nel corso di tanti anni, con le sue vocazioni di accoglienza e di inclusione, ma siamo consapevoli che occorre ripensare a fondo il modo di essere della scuola; che è necessario fare di più per i nostri ragazzi; che dobbiamo garantire in uno scenario mutato, anche dal punto di vista demografico, più solide competenze ai nostri giovani. (…) Gli effetti reali delle Indicazioni cominciano adesso e sono affidati alla responsabilità delle scuole [1]».
In questi due passaggi della lettera del Ministro Francesco Profumo agli insegnanti e ai dirigenti, si può rilevare come il testo delle Indicazioni Nazionali del 2012 corrispondesse ad una interpretazione attenta e fedele del mandato che ad esse derivava dalla legge sull’autonomia delle scuole e in particolare del DPR 275/1999.
Per analizzare, comprendere e valutare i Materiali per il dibattito pubblico relativi alle Nuove Indicazioni 2025 Scuola dell’infanzia e Primo ciclo di istruzione (resi disponibili l’11 marzo) è necessario riflettere sul compito che le indicazioni nazionali hanno nel processo di costruzione del curricolo verticale.
La dicitura Indicazioni nazionali per il curricolo deriva dalla Legge 15 marzo 1997 n. 59 che individua le scuole come titolari dell’autonomia didattica, organizzativa, di ricerca, sperimentazione e sviluppo. Il Ministero non detta più i “programmi” che gli insegnanti devono applicare didatticamente bensì le “Indicazioni per il curricolo”. Tocca alle scuola con autonomia costruire il curricolo utilizzando l’orientamento definito dalle indicazioni nazionali poste a garanzia dell’unicità nazionale del sistema di istruzione.
Il primo problema da affrontare è la natura e i confini di tale orientamento.
Per ragionare conviene fare qualche passo indietro.
La storia della scuola repubblicana dalla seconda metà degli anni quaranta agli anni novanta è tracciata dai programmi ministeriali. I programmi segnano i percorsi e le relative tappe dell’innovazione nei diversi livelli di scuola.
Il più lungo è quello della scuola elementare; dopo i programmi della ricostruzione (1945) percorre l’arco dal 1955 al 1985. Negli anni cinquanta la parte più attiva della scuola sta prendendo le misure del cambiamento in un orizzonte che va oltre i programmi Ermini: nasce il Movimento di Cooperazione educativa, giovani maestre e giovani maestri, consapevoli dell’importanza della scuola elementare, in attesa dell’obbligo a 14 anni, avviano la stagione straordinaria che porterà al tempo pieno (prima praticato e poi normato con la legge n. 820/1971) per approdare, finalmente, ai programmi del 1985 e alla riforma dell'ordinamento (1990).
La legge che istituisce la scuola media unica e obbligatoria (Legge n. 1859/1962) realizza il mandato costituzionale e trascina il cambiamento sostanziale della scuola: libera la scuola elementare dal vincolo della terminalità e quindi da ogni precocismo e avvia all’incremento delle inscrizioni alla scuola media superiore; la Circolare Ministeriale Falcucci sulla disabilità (CM n. 227/1975), la legge 517/1977 e i “nuovi” programmi del 1979 collocano la via italiana alla scolarizzazione per i preadolescenti all’avanguardia nel panorama internazionale.
La neonata scuola materna statale (istituita con la legge n.444/1968) si avvia sostenendosi sulla profonda e consolidata esperienza della scuola comunale e riesce presto ad imboccare una strada virtuosa. La convergenza della ricerca pedagogica con la qualità delle pratiche curricolari conduce agli orientamenti del 1991 che rappresentano un capolavoro normativo (D.M. 3 giugno 1991).
Mirabile e determinante è stata la modalità con cui lavorò la commissione ministeriale caratterizzata da un’ampia pluralità di voci; l’ascolto e il dialogo realizzati attraverso una consultazione vera sul documento intermedio ha permesso la valorizzazione dei migliori risultati espressi nelle attività delle scuole nei due decenni di vita della nuova scuola.
Il Testo Unico delle disposizioni legislative in materia di istruzione (D.Lgs. 16 aprile 1994, n. 297) raccoglie il lungo e lento processo innovativo della nostra scuola secondo il mandato costituzionale.
Per la scuola secondaria superiore i risultati raggiunti e raccolti nel Testo Unico sono limitati alle iniziative di sperimentazione (le sperimentazioni secondo l’art. 3, DPR 419/74, i “Progetti assistiti” dei Tecnici e del Licei dagli anni ‘80, il progetto della Commissione Brocca, il Progetto ’92 per gli Istituti Professionali). È un capitolo da approfondire a parte.
Invece per la scuola dai 3 ai 14 anni gli assetti normativi e i relativi programmi hanno rappresentato un riferimento importante per il rinnovamento della scuola (per essere ricreata e rigenerata direbbe Riccardo Massa).
Quindi un traguardo di tappa e l’inizio di una nuova fase, a cavallo dei due secoli, aperta dal processo di autonomia, dall’estensione e consolidamento degli Istituti Comprensivi verso il riconoscimento del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita ai sei anni.
Si apre il decennio che porta alle Indicazioni Nazionali del 2012. (1 continua)
Domenico Chiesa
(4 aprile 2025)
[1] Dalla lettera alle scuole del Ministro Francesco Profumo per la presentazione delle Indicazioni Nazionali del 2012