UN'AGENDA PER CAMBIARE LA SCUOLA: LA POLITICA
UN'AGENDA PER CAMBIARE LA SCUOLA: LA POLITICA
“Per poter cambiare la scuola occorre per prima cosa un esercizio di pensiero” (Riccardo Massa)
ESERCIZI DI PENSIERO/2025-7
UN’AGENDA PER CAMBIARE LA SCUOLA: LA POLITICA
Per contrastare l’orientamento politico che sta stravolgendo la scuola è necessario opporsi alle azioni in corso, ma è ancor più indispensabile costruire l’agenda per una alternativa praticabile.
Per realizzare un progetto alternativo serve un’agenda di politica scolastica che coerentemente sostenga il processo di cambiamento del fare scuola.
L’agenda della politica e l’agenda del fare scuola sono all’interno dello stesso orizzonte, ma hanno responsabilità diverse. Tocca alla politica individuare gli snodi su cui grava il deficit strutturale della scuola e che si trascina da decenni. Non una legge di riforma calata sulla scuola, bensì un articolato intervento di politica scolastica che orienti, attivi e supporti un processo d’innovazione in cui tutti i soggetti della vita scolastica siano posti nelle condizioni di essere protagonisti, assumendosi le proprie responsabilità.
«Fare le riforme non significa solo fare “leggi di riforma”, ma avviare processi, lunghi e complessi che partano dalle esperienze e dai bisogni reali delle scuole e vedano nelle norme lo stimolo e la valorizzazione dei modelli didattici più efficaci praticati nel concreto svolgersi dell’esperienza scolastica.
Un modello processuale di cambiamento che richiede ampia condivisione e un robusto supporto di formazione. La principale criticità di molte “Riforme” del passato è stata proprio l’insufficiente o mancato coinvolgimento delle scuole nei processi di innovazione proposti, la scarsa considerazione dei tempi necessari per assimilare le novità, la mancata dialettica sulle criticità emerse». (Giuseppe Cosentino 2022)
Ci sono nodi fondamentali che determinano la qualità dei risultati di apprendimento; attorno a tali nodi si può costruire il progetto di cambiamento.
Ricostruisco per titoli alcuni elementi di una possibile agenda[i]:
- Rilanciare il progetto curriculare 0-16 (-19)
L’estensione della scuola per tutti fino a 16 anni rappresenta l’obiettivo più importante da reinserire nell’agenda della politica scolastica. Significa ripristinare una conquista democratica che contribuisce a ridare alla scuola un compito di rilancio delle opportunità di emancipazione sociale e di lotta alle disuguaglianze.
Come l’obbligo a 14 anni sostenne la fantastica stagione innovativa nella scuola elementare negli anni sessanta e settanta così l’estensione a 16 anni può rappresentare la spinta per il cambiamento nel primo ciclo e in particolare nella scuola per i preadolescenti. Significa poter realmente operare alla costruzione del curricolo verticale per la cittadinanza 0-16 (-19).
- Una scuola di precari è una scuola precaria (e non inclusiva)
La precarietà degli insegnanti, con il conseguente turn-over continuo, come emergenza strutturale della scuola italiana è una ferita che si rinnova a ogni anno scolastico. La precarietà e lo iato, ritenuto ormai fisiologico tra organico di diritto e organico di fatto, assumono livelli inaccettabili tra gli insegnanti di sostegno.
Debellare la precarietà degli insegnanti, dotare le scuole finalmente di un organico funzionale, stabile e di ruolo (si potrebbe ripartire dal DPR 233 del 1998), dare dignità contrattuale e professionale alle tante figure degli assistenti delle studentesse e degli studenti con disabilità costituirebbe forse la prima Riforma della scuola italiana.
- “Non esiste scuola migliore dei suoi insegnanti” (Giancarlo Cerini)
La formazione in servizio appaltata a una scuola di alta formazione rischia di deresponsabilizzare le scuole e centralizzare la formazione. Occorre invece, contestualmente, ridare importanza e centralità alle scuole riconoscendo la formazione come componente intrinseca del lavoro dell’insegnante per rendere effettivo l’art. 6 del Regolamento sull’autonomia scolastica, secondo il quale “le istituzioni scolastiche, singolarmente o tra loro associate, esercitano l'autonomia di ricerca, sperimentazione e sviluppo tenendo conto delle esigenze del contesto culturale, sociale ed economico delle realtà locali”.
- Una scuola laica, democratica, parte attiva della Città Educativa
La formazione culturale è un elemento costitutivo della cittadinanza consapevole e la laicità ne rappresenta un carattere fondamentale per salvaguardare i diritti delle persone, “senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.”
La scuola ne ha la titolarità ma si avvale del contributo di tutta la comunità: le famiglie, l’Ente Comunale, gli enti culturali, il terzo settore. Cambiare la scuola significa anche trasformare i rapporti con la “città” di cui è parte attiva partendo dalle esperienze positive dei patti territoriali.
- Costruire una relazione positiva tra scuola e lavoro[ii]
Scuola e lavoro rappresentano due esperienze centrali della nostra vita. È fondamentale che il lavoro arrivi quando si è in grado di viverlo con padronanza, per cui la scuola rappresenta un'esperienza insostituibile almeno fino a 16 anni.
Tra scuola e lavoro si realizza un processo di avvicinamento formativo all’età adulta rispettando le grandi tappe della vita. Per questo vanno ribaltate le scelte fatte negli ultimi decenni realizzando il miglioramento della qualità dell’istruzione e il successivo intreccio tra i sistemi formativi (scuola, formazione professionale, formazione sul lavoro).
- A scuola nessuno è straniero
È importante rilanciare con forza la necessità improrogabile dell’approvazione dello ius soli o almeno dello ius scholae. Le nostre studentesse e i nostri studenti devono finalmente essere riconosciuti a pieno titolo cittadine e cittadini italiani. La loro condizione di “stranieri” nega quotidianamente il senso stesso dell’insegnamento dell’educazione civica, poiché viene loro negata fuori, nella città, quella stessa cittadinanza che praticano e abitano pienamente dentro le nostre stesse aule.
- Organizzazione della scuola e partecipazione democratica
A 50 anni dagli Organi collegiali e dopo 25 di autonomia scolastica è fondamentale fare un bilancio della loro evoluzione tenendo presente il diverso contesto storico in cui si trova oggi la scuola; si pone perciò l’urgenza della loro riforma per rilanciare la partecipazione sostanziale di tutti i soggetti e superare la tentazione di una strisciante gerarchizzazione dell’organizzazione della vita scolastica.
La filosofia di fondo, il compito della politica per orientare un processo di rigenerazione della scuola dovrebbe avere quel carattere diffuso, condiviso ed entusiasmante che fece coniare a Giancarlo Cerini la bella immaginedi “ballata popolare”. (1 continua)
Domenico Chiesa
(14 febbraio 2025)
[i] Si fa riferimento al documento del Cidi Nazionale Per una Scuola secondo Costituzione. Lettera al Governo che verrà (settembre 2022)
[ii] Un approfondimento è contenuto nel testo Cidi Torino, La scuola e il lavoro, Impremix, Torino, 2023, pag. 55 e seguenti.